Il tema del turnover ritorna preponderante nell’agenda del governo di Matteo Renzi. Proprio il Primo Ministro ha dichiarato come il cambio generazionale sia assolutamente essenziale per rinnovare il mercato del lavoro ormai diventato troppo “vecchio”. L’obbiettivo per Renzi è quello di portare ad un profondo rinnovamento nel mondo del lavoro permettendo a chi ha intenzione di uscire dal lavoro di accedere alla pensione e a chi ha bisogno di iniziare a lavorare, di prenderne il posto.
Torna quindi di moda il tema del patto generazionale: un meccanismo che porti il sistema previdenziale ad un maggiore equilibrio. Uno dei primi aspetti che dovrà essere preso in esame dall’esecutivo di centro sinistra è il tema delle pensioni anticipate. Ad intervenire sulla questione è lo stesso Tito Boeri che rilasciando delle dichiarazioni sul tema, ha decisamente spento le speranze della categoria. La manovra sarà incentrata, quindi, sul tema di una maggiore possibilità di uscita ed di entrata rendendo il sistema meno “chiuso” dell’attuale.
Le dichiarazioni di intenti del primo ministro segnano un tracciato che sarà quello della flessibilità. Un tema più volte riproposto da più parti, ma che sembra scontrarsi con i paletti che vengono posti dal Ministero delle Finanze. L’apertura di Matteo Renzi sembra però essere sicuramente di buon auspicio per i tanti che aspettano con ansia una riforma profonda del sistema previdenziale del nostro paese reso ancora più penalizzante dalla riforma della Fornero. I nodi da sciogliere sono davvero tanti e le risorse, come ha spiegato il numero uno dell’INPS non sono così corpose come spiegato da più parti. Ora si aspettano provvedimenti per i tanti esodati che aspettano con ansia una soluzione ad una condizione che ha del paradossale. Se sulla necessità di mettere in campo degli opportuni provvedimenti tutte le parti sembrano d’accorso, sull’entità delle modifiche si registrano notevoli differenze: mentre i vertici dell’INPS parlano di “lievi modifiche”, la opposizioni ed i sindacati auspicano l’abolizione della riforma precedente. Insomma una situazione tutt’altro che definita.